Bartolomeo Vanzetti, ha qualcosa da dire sul perché la sentenza di morte non debba essere emessa nei suoi confronti?
Sì. Ho da dire che sono innocente, non solo per il crimine di Braintree, ma anche per quello di Bridgewater. Non solo sono innocente di questi due crimini, ma in tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ucciso e non ho mai versato sangue. Questo è ciò che voglio dire. E non è tutto. Non solo sono innocente di questi due crimini, non solo in tutta la mia vita non ho mai rubato, non ho mai ucciso, non ho mai versato sangue, ma ho combattuto tutta la mia vita, da quando ho iniziato a ragionare, per eliminare il crimine dalla terra.
I crimini che la legge ufficiale e la legge morale condannano, ma anche il crimine che la legge morale e la legge ufficiale approvano e santificano, lo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo, e se c’è una ragione per cui sono qui come colpevole, se c’è una ragione per cui voi in pochi minuti potete condannarmi, è questa ragione e nessun’altra.
Questo è ciò che dico: Non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e sfortunata creatura della terra – non augurerei a nessuno di loro quello che ho dovuto subire per cose di cui non sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, e lo sono davvero; ho sofferto perché ero un italiano, e io sono italiano; ma sono così convinto di essere nel giusto che voi potete uccidermi solo una volta, ma se poteste giustiziarmi due volte, e se io per due volte potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente quello che ho già fatto.
Ho parlato molto di me stesso, ma ho persino dimenticato di fare il nome di Sacco.
Oh, sì, io posso essere più arguto, come qualcuno ha detto, sono un chiacchierone migliore di lui, ma molte, molte volte nell’ascoltare la sua voce accorata che risuonava di una fede sublime, nel considerare il suo supremo sacrificio, nel ricordare il suo eroismo mi sono sentito piccolo piccolo al cospetto della sua grandezza e mi sono trovato costretto a respingere dagli occhi le lacrime, e a frenare il mio cuore che mi palpitava in gola per non piangere davanti a lui – quest’uomo chiamato ladro e assassino e condannato.
Ma il nome di Nicola Sacco vivrà nel cuore della gente e nella loro gratitudine, quando le ossa di Katzmann e le vostre saranno disperse dal tempo, quando il vostro nome, il suo nome, le vostre leggi, le vostre istituzioni e il vostro falso dio non saranno che il ricordo di un passato maledetto in cui l’uomo si fece lupo sull’uomo.
Se non fosse stato per queste cose, avrei speso la mia vita parlando agli angoli delle strade a uomini che mi disprezzavano.
Sarei potuto morire, senza lasciare traccia, sconosciuto, un fallimento.
Ora non siamo un fallimento. Questa è la nostra carriera e il nostro trionfo.
Mai, in tutta la nostra vita, avremmo potuto sperare di fare un tale lavoro per la tolleranza, per la giustizia, per la comprensione dell’uomo da parte dell’uomo come facciamo ora per caso.
Le nostre parole, le nostre vite, il nostro dolore, niente!
L’aver preso le nostre vite – le vite di un buon calzolaio e di un povero pescivendolo – tutto!
Quest’ultimo momento ci appartiene,
questa agonia è il nostro trionfo!